Comune di Selargius

Maria Vergine Assunta

Parroco: Don Ireneo Schirru

Tel. 070 842641


Galleria Fotografica 

La Chiesa Parrocchiale di Maria Vergine Assunta, nota anche come Sa Cresia Manna, cattura immediatamente l’attenzione dei visitatori per le sue notevoli dimensioni, che la rendono l’edificio di culto più grande di Selargius. La costruzione, completamente isolata, risulta perfettamente visibile da tutti e quattro i lati (fotografie da 1 a 5).

Sebbene sia stata rimaneggiata più volte in epoche successive, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, la sua struttura originaria risale al XV secolo. L’ampia facciata principale, rivolta a nord-ovest, termina con un timpano che si imposta su un corpo centrale leggermente sporgente; al centro si apre un grande portone architravato, realizzato nel 1670 da Salvadore Pinna, sormontato da un lunettone ad arco. Esso poggia su epistili e cornici sostenute da due colonne doriche di granito grigio per ogni parte, separate da altrettante nicchie. Si ritiene che le nicchie fossero state realizzate al fine di accogliere due statue, tuttavia non si hanno notizie di una loro eventuale presenza neanche in epoca remota.

A sinistra della facciata si eleva il campanile a base quadrata, costruito nel 1860 a 36,08 metri sul livello del mare al posto della precedente torre campanaria, edificata a ventola. La cella campanaria (fotografia 6), bucata da quattro aperture ad arco, ospita tre campane di rara bellezza: la più antica, che è anche la più grande, risale al 1593 ed è stata realizzata dal fonditore napoletano Lorenzo Broto, che aveva la sua bottega a Cagliari, nel quartiere della Marina. Essa riporta in bassorilievo l’effigie dell’Assunta, nonché uno stemma nobiliare con due fiori e due torri e il nome di Gregorio Garau de Pinna, che fu canonico della parrocchia dal 1584 al 1604. La seconda campana, datata 1623, riporta invece la figura della Vergine Maria col Bambin Gesù, l’immagine del Crocifisso e il nome di Antonio Tola, canonico dal 1604 al 1628. Infine, la più recente terza campana, del 1850, che non presenta particolari caratteristiche.

La grande cupola estradossata della parrocchiale, a croce latina e con volta a botte, rivela al suo interno tracce dell’impianto originario dell’edificio, grazie a quattro mezze voltine a crociera che fungono da raccordi, facilitando il passaggio dal quadrato all’ottagono d’imposta della copertura. L’intradosso è finemente affrescato con le figure dei quattro evangelisti (fotografia 7). Rimanendo ancora all’esterno è interessante rilevare che il frontone della chiesa dedicata all’Assunzione della Beata Vergine è rimasto incompleto fino al 1860: prima di tale data si presentava con muratura grezza di pietra da taglio mentre, successivamente, è stato ricoperto con una intonacatura di calce e sabbia.

Oltre all’ingresso principale esistono altre due vie d’accesso alla parrocchiale: una, ubicata alla sua sinistra, è chiamata “Sa janna de is campanas” (fotografia 8); l’altra, posta a destra del lato ovest,  è anche nota come “S’enna de is Serrelis” (fotografia 9). La prima, originariamente, era più stretta ed è stata allargata in un secondo momento, al fine di consentire l’accesso del cocchio adibito al trasporto delle statue dei Santi Lussorio, Camerino e Cesello.

Il portone principale si affaccia sull’interno della parrocchiale, costituito da un’unica navata centrale con volta a botte interamente ricoperta da decorazioni pittoriche (fotografia 10) realizzate intorno al 1927, che alternano disegni ornamentali e figure sacre (fotografie 11 e 12). Lo spazio centrale è completato da tre cappelle laterali per parte, anch’esse voltate a botte, alle quali corrispondono contrafforti di separazione nei prospetti laterali esterni. Appena varcata la soglia della parrocchiale, rivolgendo lo sguardo verso l’alto, è possibile scorgere la cantoria (fotografia 13), realizzata in cemento armato in epoca recente. Essa ospita un organo del 1773 (fotografia 14), ornato nel 1785 e restaurato in più riprese nel corso del XX secolo. L’antico strumento musicale è stato rimesso in esercizio dal 1985.

Di fronte all’ingresso principale domina, imponente, l’altare maggiore a ventaglio (fotografie 15 e 16), realizzato nel 1786 con stupendi marmi policromi intarsiati dal marmoraro lombardo Giovanni Battista Franco. Abbellito da un ricco paliotto dorato e intarsiato, l’altare  si presenta con mense sovrapposte sormontate da una grande edicola. All’interno del tempietto centrale signoreggia la statua dell’Assunta (fotografia 17), opera eseguita nella prima metà del secolo XVII dallo scultore Battista Franco seguendo uno stile tardo-gotico, che privilegiava la damaschinatura e la doratura delle vesti.  

Immediatamente prima dell’altare maggiore, all’incrocio col transetto sinistro, si trova il pulpito, noto anche come “sa trona” (fotografie da 18 a 20). Realizzato nel 1787 con preziosi marmi policromi intarsiati, andò a sostituire il preesistente pèrgamo ligneo del 1781. La vecchia scala lignea di accesso alla sacra cattedra  è stata sostituita con una di marmo nel 1912, tuttavia anche quest’ultima è stata successivamente demolita, in quanto pericolante e scarsamente utilizzata.

Nel transetto sinistro si trova l’altare della Vergine di Bonaria (fotografie da 21 a 23), offerta come ringraziamento per lo scampato pericolo in un naufragio dal signor Antonio Ponziglioni e dalla sua consorte, donna Luxia. Dal 1997 è anche possibile ammirare un grande dipinto (fotografia 24) risalente al XVIII secolo che raffigura la Vergine affiancata dai Santi Antonio da Padova e Francesco da Paola, che intercedono per le anime del purgatorio. La figura di Dio, accompagnata da angeli musicanti, sovrasta su tutte le altre e rende l’opera ancora più intensa.

Il transetto destro ospita, oltre all’altare dei Santi Lussorio, Cesello e Camerino (fotografia 25), l’elegante e raffinato fonte battesimale (fotografia 26) realizzato tra il 1727 ed il 1729 dal maestro genovese Pietro Pozzo, che aveva la sua bottega nel quartiere cagliaritano di Stampace. Prima dei restauri della chiesa, avvenuti nel 1912, esso era posizionato alla sinistra del portale centrale. Attualmente è possibile accedervi grazie a un piccolo gradino, la cui alzata è decorata con intarsi policromi a disegni geometrici. Al centro del fonte si trova un portello raffigurante il battesimo di San Giovanni. Recentemente nel transetto destro è stato appeso un grande dipinto del maestro Claudio Pulli (fotografia 27) dedicato all’Adorazione dei Magi. 

Lasciandosi alle spalle il portone principale e volgendo lo sguardo in direzione dell’altare maggiore, sei cappelle si aprono lateralmente a partire dall’unica navata centrale. Le tre cappelle sulla destra si susseguono in quest’ordine:

1. Cappella del Crocifisso (fotografia 28);
2. Cappella della Vergine d’Itria (fotografie dalla 29 alla 31);
3. Cappella di San Giuseppe (fotografie 32 e 33).

Quelle sulla sinistra, invece, sono così disposte:

1. Cappella di Sant’Antonio (fotografia 34);
2. Cappella del Sacro Cuore di Gesù (fotografie 35 e 36);
3. Cappella di Nostra Signora del Rosario (fotografie dalla 37 alla 39) .

Almeno due di esse meritano di essere descritte nel dettaglio. La cappella mediana di destra, che ospita all’interno della nicchia centrale la scultura della Madonna d’Itria (fotografie 29 e 30), si fa risalire al secondo Settecento. L’altare si conclude con un timpano  che sovrasta tre sezioni separate da quattro sobrie colonne tortili, che sostengono la trabeazione. La figura centrale della Madonna e del Bambin Gesù è completata da un turco, caratterizzato dalla pelle scura e dalla ricchezza delle vesti, e da uno schiavo (fotografia 31). Entrambi i penitenti sono posizionati ai piedi della Vergine. Nelle due nicchie laterali sono collocate, rispettivamente, la statua di Sant’Agostino sulla destra e quella di San Raimondo sulla sinistra: acquistate nel 1773, si ritiene che siano state eseguite da un intagliatore napoletano rimasto ignoto.

Nell’ultima cappella situata sulla sinistra in direzione del transetto, dedicata a Nostra Signora del Rosario (fotografia 37), si trova un altare ligneo della prima metà del Seicento, attribuito alla scuola del pittore e scultore Giovanni Angelo Puxeddu. La cappella ospita un grande retablo (fotografia 38) suddiviso in tre ordini con colonne rudentate e raccordate mediante volute e cariatidi. Nel retablo sono contenuti dei medaglioni, con figure a rilievo dorate e policrome, e quattro dipinti a olio, che si fanno risalire al 1781, raffiguranti  scene della Passione: l’orazione nell’orto degli ulivi; il Cristo deriso; il Cristo flagellato e la Sua caduta sulla via del Calvario. Nella nicchia centrale è situato un gruppo ligneo  del tardo Settecento, che raffigura la Madonna con il Bambino e San Domenico che riceve il rosario (fotografia 39). Ai suoi lati sono state ricavate  due nicchiette che contengono le statue lignee di San Sebastiano e San Domenico, opera di artisti ignoti del XVIII secolo.

Selargius Stemma
  Comune di Selargius