Comune di Selargius

Davide Mocci e la gente di Aritzo, passione da documentare

Da L’Unione Sarda di Sabato 3 dicembre 2011


Il regista cagliaritano, protagonista di “Geo & Geo”, parla del suo nuovo lavoro

Omaggio alla montagna, «questione di sensazioni»

«Nel mio documentario emerge l'intreccio tra uomo e natura, cioè l'abilità del primo a sfruttare la seconda sull'insegnamento degli avi. Questo è il popolo degli aritzesi, gente generosa». Il regista cagliaritano Davide Mocci ci ha messo un quadriennio a realizzare “Le quattro stagioni di Aritzo”, un docu-film che abbraccia la montagna e i suoi abitanti. Il lavoro, realizzato dalla sua Master Film, è anche un omaggio a un paese con cui l'autore ha creato un legame speciale.

«I sardi sono generosi, ma qui ho trovato qualcosa in più. Una questione di sensazioni, che sono alla base del mio lavoro», spiega l'autore sul rapporto col paese iniziato nel 2004, quando girò uno dei tanti documentari per la televisione che l'hanno reso famoso. Un legame non interrotto, dato che la presentazione, ieri nell'Aula consiliare di Selargius, più che di anteprima cinematografica sapeva di festa tra amici, in chiacchiere accompagnata dalla dolcezza del torrone e della carapigna originale.

Alle spalle del documentarista sardo c'è la fucina nelle scuderie di “Quark” di Piero Angela, quindi le produzioni. E i premi arrivano e si moltiplicano. Oggi ha un nome legato alla Rai, in particolare al terzo canale con la trasmissione “Geo & Geo”. «Avevo passione per la natura, per la cinematografia e per il viaggio», sorride sulla sintesi del proprio mestiere. Quando va a girare ormai trova sempre le porte aperte. O quasi sempre. Proprio in Sardegna è successo di vedersi negate le autorizzazioni per filmare nel Parco di Molentargius.

Incidenti di un percorso ricco di soddisfazioni. E di viaggi, naturalmente.

In questo periodo sta montando i nuovi documentari realizzati in Norvegia, a primavera sul piccolo schermo. Anche Aritzo tornerà sulla Rai: «Questo lavoro è troppo lungo per essere un classico documentario televisivo, ma ho pronti dei montaggi che andranno in programmazione». Il bello di questo popolo, allora: «Ha saputo basare un'economia sullo sfruttamento dei prodotti della montagna e sull'utilizzo della neve», dice parlando dei “niargios”, gli uomini della neve, che la raccoglievano e la trasportavano nell'Isola a partire dal Seicento e sino al primo ventennio del Novecento.

Sottolinea che ha voluto inserire alcune scene di finzione: «Posso così mostrare, per la prima volta, un aspetto importante della cultura, come il giuramento barbaricino, per esempio». Il filmato si apre con la potente vitalità della primavera e della sua flora. Spicca la peonia, chiamata anche “Rosa del Gennargentu” in quanto simbolo della montagna. Poi le altre stagioni, mentre scorrono anche il paese e i mestieri. Ma non è tutto, promette Mocci: «Diventerà un film, totalmente di finzione e interpretato da attori non attori». Una nuova stagione per il documentarista e per il popolo degli aritzesi.

Manuela Vacca

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