SELARGIUS. La storia della receptionist che, nel tempo libero, si traveste da clown

«Porto un po' di buonumore nelle situazioni più disagiate»

«Per sentirmi bene ho necessità del contatto con le altre persone e delle loro storie». Isabel Sardu, ventinovenne di Selargius, receptionist in un centro benessere, ha qualcosa di speciale da raccontare: la sua esperienza da clown con i bambini di strada. Una storia che comincia con un corso per “clown dottori”: Isabel passa per i reparti ospedalieri e poi parte per la Romania per sperimentare la sua figura di clown nella strada e in situazioni di disagio sociale, nell'ambito del progetto della fondazione Aib (Aiutare i bambini). «Il clown è il caos, il disordine. In questi ambienti lo porto con me per abbattere le barriere sociali e avvicinarmi così ai bambini».

Il suo clown, Nikilina, è un combinaguai, è sbadato, ma anche furbo e ribelle. E nei quartieri dove povertà, abbandono, abusi, malnutrizione e camorra hanno il sopravvento, dove i diritti civili scarseggiano, e dalle istituzioni non arriva risposta, «la figura clownesca aiuta a essere positivi nonostante le avversità. Fa venire il buonumore, e si sa, che ridere giova al corpo e alla mente». Uno spiraglio di luce, dunque.

Isabel è stata anche a Castel Volturno. Le famiglie vivono nell'impossibilità di condurre una vita dignitosa con i propri figli. Luoghi dove ai piccoli viene rubata l'infanzia. «Desiderano giocare e cercano disperatamente qualcuno che si prenda cura di loro». Ma Isabel non è solo un clown: ha pubblicato tre romanzi, e si dedica al teatro: ha fondato una compagnia teatrale, Lebasidiniki, di cui è anche anche regista.

Cristiana Sarritzu