Comune di Selargius

Campo rom da sgomberare

Da l'Unione Sarda di venerdì 5 luglio 2013 - Provincia di Cagliari 


SELARGIUS. Ordinanza del sindaco Cappai dopo i sopralluoghi di Asl e Noe

«Entro 20 giorni deve essere pulito dai residenti»

Ma Antonello Pabis dell'Asce contesta il provvedimento: «Bisogna aiutare i nomadi. Presenteremo un ricorso contro questa ordinanza prepotente».

dal nostro inviato Paolo Carta SELARGIUS

Roghi sempre accesi per liberare il rame dalla plastica. Baracche abusive. Scarichi fognari a cielo aperto. Rifiuti pericolosi sparsi dappertutto. Il sindaco Gianfranco Cappai ha detto basta: «Se le 17 famiglie residenti nel campo rom di Pitz'e Pranu non ripuliranno la zona entro 20 giorni, provvederemo allo sgombero», ha scritto in un'ordinanza.
 
 

Minaccia? Avvertimento? Probabilmente soprattutto un atto dovuto, dopo le segnalazioni di Asl e carabinieri del Noe, intervenuti su sollecitazione di chi abita vicino al campo rom e ha denunciato le attività «assolutamente non in linea sotto il profilo ambientale».

«Mi auguro di non dover arrivare a mandare via i rom da Pitz'e Pranu - dichiara il sindaco Cappai - abbiamo sollecitato più volte la necessità di ristabilire il rispetto delle regole. La demolizione delle auto va bene, ma in un'area attrezzata. La lavorazione del rame ugualmente. Ma no ai roghi che sprigionano sostanze tossiche nell'aria, per giunta vicino alle case. No soprattutto ai pericoli che certe azioni possono causare in presenza di condotte elettriche e di abitazioni per 150 persone. L'integrazione deve avvenire anche con il pagamento delle bollette dell'Enel e dell'acqua, oggi a carico del Comune».

Provvedimento che fa discutere. Ieri mattina alle nove a Pitz'e Pranu c'erano soprattutto donne e bambini, gli uomini del villaggio erano già al lavoro. Poca voglia di commentare il provvedimento già notificato ai titolari delle concessioni delle baracche: «Non vogliamo inimicarci il Comune», spiega un anziano, «ripuliremo al più presto e il più possibile». Due giovani donne provano però a far sentire la loro posizione: «Le nostre famiglie le manteniamo lavorando rame e ferro vecchio. Avremmo preferito che il Comune ci mettesse in condizioni di svolgere le nostre attività, non che ci minacciasse lo sgombero».

Se le famiglie rom non hanno tenuto bene il campo, come dimostrano le discariche presenti dentro e fuori il recinto, è altrettanto vero che «l'acqua arriva sì e no e e fogne spesso non funzionano», proseguono dal campo rom. C'è poi chi fa notare che le baracche per i nomadi (ormai stanziali tra Selargius e Settimo) siano state costruite nel 1990 dove c'era un inceneritore, una discarica: la situazione a questo punto non è cambiata poi di tanto.

Antonello Pabis, attivista dell'Asce, l'associazione sarda contro l'emarginazione, parla di fatto grave, discriminante e violento da parte del sindaco e del Comune. «Tre ragazze di Selargius sono state premiate in campo nazionale per i loro risultati negli studi. Segno che l'integrazione è realtà nel nostro paese, ma grazie ai volontari, non all'amministrazione. Faremo ricorso contro un'ordinanza grave e sbagliata: serve più dialogo senza punire tutti indiscriminatamente».

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